“No,no, ho la carne sotto la sella.” E’ iniziato così, l’appuntamento che avevo con Tonino l’altra sera. L’occasione ,è stato il terzo tempo che abbiamo organizzato dopo l’allenamento ,al nostro oramai mitico “la cava”.
Una cosa scontata il terzo tempo nel rugby.
Chi pratica questo sport, sa che una partita o anche un allenamento, non finisce all’80’. Finisce quando si spengono le luci del locale dove hai consumato con i tuoi compagni il terzo tempo. Fa parte del gioco, come l’arbitro, il campo, il fango, la pioggia o la polvere. “No, no. Ho la carne sotto la sella”.
Questa frase, mi ha portato indietro, al tempo delle scuole elementari, quando sui libri di storia, leggevo di Attila, il re degli unni, che a capo dei suoi uomini, teneva in ansia l’impero romano. Si dice che fossero dei cavalieri instancabili e che si nutrivano con la carne che tenevano sotto la sella del cavallo. Praticamente come noi. Lo osservo mentre mi precede, questo Attila moderno, “flagello” da almeno 40 anni di generazioni di rugbysti, in sella al suo scooter. Guida con prudenza e calma. Non si direbbe a vederlo in campo. In testa il casco, con l’immancabile adesivo della “Primavera”. E’ il suo passato. Neanche la borsa mi ha voluto dare. La porta a tracolla con il logo degli “Autumn” ben visibile. E’ il suo presente. Secondo me l’ha fatto apposta. Forse ci tiene a far sapere che è un rugbysta. Penso che tutti i rugbysti, siano un pò narcisisti. Sono diversi da tutti gli altri sportivi, altrimenti non andrebbero in giro con il naso storto e le orecchie maciullate, sempre fieri. E non si metterebbero le maglie del Munster o degli All Blak per andare a prendere il caffè.Una macchina nel traffico caotico di via salaria mi sta a destra. All’interno, un bambino indica al suo papà, l’uomo con la borsa a tracolla. “Papà guarda. Ma quello gioca a Rugby?.” Figliolo, quello è il Rugby.” risponde, o almeno io credo così.